martedì 7 luglio 2009

OLTRE IL LETAME DI PASSERANO,CHE NON BASTA,QUALE ALTRA PORCHERIA !!!!!


Il “biogas” è una miscela di gas che si forma attraverso la fermentazione di sostanze organiche, in assenza di aria. È composta per il 50-70% da metano e per il 30-50% da anidride carbonica. In più contiene diversi altri gas in minime concentrazioni.Rappresenta una delle “fonti rinnovabili” più utilizzate per la produzione di energia elettrica e calorica.Il biogas è indicato dall'U.E. tra le fonti energetiche rinnovabili non fossili (eolica, solare, geotermica, del moto ondoso, idraulica, biomassa, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas) che possono garantire non solo autonomia energetica, ma anche la riduzione graduale dell’attuale stato di inquinamento dell’aria e quindi dell’effetto serra. Per il 2010 il Parlamento Europeo ha proposto per l’U.E. l’obiettivo che le fonti energetiche rinnovabili coprano il 15% dell’energia utilizzata. Allo stato attuale le fonti energetiche rinnovabili sono meno del 6% con un tasso di crescita molto basso.
Descrizione impianto di produzione Biogas Il processo anaerobico avviene all’interno dei digestori costruiti in cemento armato riscaldati a 40 °C per un periodo di c.a. 60 giorni. La biomassa preparata e diluita viene pompata nel digestore, costringendo un’eguale quantità a passare per tracimazione o travaso nella cisterna successiva. Il sistema è progettato in modo tale che il pozzo della pompa di carico sia posizionato ad un livello inferiore rispetto ai digestori in modo tale da permettere un riflusso nel pozzo medesimo. La pompa può riempire separatamente ogni digestore. La biomassa, terminata la digestione, passa nella cisterna di stoccaggio per andare all’impianto di separazione, con produzione di humus. L’acqua separata viene convogliata nella rete di scarico o stoccata a fini irrigui.Il Biogas prodotto, deumidificato e lavato, viene poi convogliato nel polmone, da cui passa direttamente alla centrale di
cogenerazione. L’energia elettrica e termica necessaria al funzionamento dell’impianto e alle necessità dell’azienda agricola, viene prelevata direttamente dalla centrale stessa. L’energia elettrica in eccedenza (circa l’85-90%) viene ceduta all’Ente Gestore della Rete (ex ENEL) e la termica utilizzata per l’essiccazione dei foraggi e per il riscaldamento di serre o per utilizzi che si riterranno di volta in volta più utili all’attività agricola.
Descrizione processo di digestione anaerobicaLa digestione anaerobica è un complesso processo di tipo biologico grazie al quale, in assenza di ossigeno, la sostanza organica viene trasformata in biogas. Esso è costituito da una miscela di metano ed anidride carbonica. La quantità percentuale di metano nel biogas varia, a secondo del tipo di sostanza organica utilizzata e delle condizioni di processo, da un minimo del 60% fino a circa l’80%. Le matrici organiche possono avere varie origini, ad esempio:
scarti di molti settori dell’industria (industrie alimentari, della conservazione, della produzione e/o della lavorazione del vino e delle bevande, ecc…);
scarti prodotti in aziende agricole;
deiezioni animali provenienti da allevamenti;
raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani (denominata F.O.R.S.U.);
fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue civili;
pulizia dei piazzali adibiti a mercato ortofrutticolo ecc…
La decomposizione microbica dei residui organici in ambiente anaerobico è un processo che avviene spontaneamente in natura. Il sistema biologico sul quale si intende sviluppare l’intervento è di tipo anaerobico con digestione termofila. Attraverso la digestione anaerobica a caldo si ottiene, oltre al biogas, l’abbattimento del carico inquinante, dovuto al fatto che una flora microbica selezionata è in grado di utilizzare le sostanze organiche ed inorganiche presenti nei residui vegetali ed animali per moltiplicarsi e trasformarle quindi in nuova sostanza vivente, cioè in biomasse microbiche controllate. È chiaro che in questo processo gioca un ruolo importante l’energia contenuta nei rifiuti organici e che viene liberata via via dalla flora microbica specializzata.
I processi con microrganismi anaerobici si basano sul fatto che alcuni microrganismi sono capaci di vivere e riprodursi in assenza di ossigeno disciolto; essi vengono generalmente chiamati organismi anaerobici. A questa categoria appartengono i metanobatteri che si trovano comunemente nei digestori anaerobici, nelle lagune anaerobiche, negli stagni e nell’intestino di molti animali domestici.
I Batteri Metanigeni sono un gruppo specifico che rappresenta l’anello finale della catena di degradazione della materia organica; essi sono in grado di utilizzare solo un ristretto gruppo di substrati per produrre metano, e cioè: acetati, formiati, miscele di idrogeno e anidride carbonica. I materiali di partenza contenuti nei residui organici sono polimeri complessi come la cellulosa, l’amido, i grassi e le proteine non assimilabili direttamente dai batteri metanigeni. Occorrono allora altri microrganismi fermentativi che iniziano la degradazione del substrato. Un primo gruppo di questi microrganismi (clostridine, streptococchi, batteri, enterici) trasforma i polimeri dell’amido, della cellulosa, dei grassi e delle proteine, in acidi organici, alcoli, acqua e anidride carbonica. Un secondo gruppo converte gli acidi grassi a lunga catena e gli alcoli in acido acetico, idrogeno e anidride carbonica: queste reazioni sono endotermiche e sono associate alla riduzione esotermica dell’anidride carbonica a metano.
I vantaggi del Biogas
Riduzione delle emissioni di gas serra
Riduzione dell’inquinamento dei reflui zootecnici e degli odori e recupero dell'acqua
Utilizzo dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata (FORSU)
Valorizzazione dei rifiuti provenienti dalle attività agro-industriali
Riduzione della vulnerabilità energetica
Integrazione del reddito delle imprese agricole e diversificazione produttiva
Disinfezione delle deiezioni animali
Certificati Verdi(…un ulteriore vantaggio) Il Decreto Bersani (D.lgs. 79/99), come aggiornato dalla Legge 239/04 e dal D.lgs. 387/03, ha imposto l'obbligo agli operatori che immettono in rete più di 100 GWh/anno che almeno il 2% dell'elettricità provenga da impianti da fonti rinnovabili. A partire dall'anno 2004 e fino al 2006, la quota d'obbligo è incrementata annualmente di 0,35 punti percentuali. Gli incrementi della quota minima d'obbligo per il triennio 2007-2009 e 2010-2012 verranno stabiliti con decreti emanati dal Ministero dello Sviluppo Economico.Alla produzione degli impianti alimentati da fonte rinnovabile, che abbiano ottenuto la qualifica IAFR, viene associato un certificato verde (CV) ogni 50 MWh/anno prodotti (modifica introdotta dalla Legge Marzano, n. 239/04, in precedenza era pari a 100 MWh). I certificati creati in questo modo hanno validità annuale e vengono emessi per 12 anni dalla data di esercizio dell’impianto (in base al D.lgs. 152/06) ai fini dei riconoscimenti previsti dal Decreto Bersani, e possono essere contrattati direttamente fra i proprietari degli impianti stessi e gli operatori interessati, oppure servendosi dell'apposito mercato creato dal Gestore del Mercato Elettrico (GME).In definitiva i produttori ricevono il provento derivante dalla vendita del CV in aggiunta al prezzo di vendita dell'energia generata (o alla valorizzazione dell'autoconsumo della stessa). La normativa attuale ha assegnato al GSE (ex GRTN) il compito di qualificare gli impianti di produzione alimentati da fonti rinnovabili (IAFR), una volta accertato il possesso dei requisiti previsti in base al decreto MICA 11/11/1999, al decreto MAP 18/3/2002 ed al D. lgs. n. 387 del 29 dicembre 2003.In particolare, possono ottenere la qualificazione IAFR gli impianti entrati in esercizio successivamente al 1°aprile 1999 a seguito di nuova costruzione, potenziamento, rifacimento totale o parziale, riattivazione e gli impianti che operano in co-combustione entrati in esercizio prima del 1° aprile 1999.Sulla base dei requisiti previsti dalla normativa succitata, il Gestore dei Servizi Elettrici ha sviluppato una Procedura tecnica per la qualificazione IAFR, nella quale sono previste le modalità di presentazione delle domande e dei principali allegati tecnici. Successivamente una apposita Commissione di Qualificazione provvede all'esame della domanda e quindi al riconoscimento della qualifica IAFR. L'elenco degli impianti qualificati, sia in esercizio che in costruzione, è pubblicato annualmente dal GSE, ed è disponibile nel Bollettino Impianti Qualificati. La qualificazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili è necessaria per poter riconoscere successivamente al produttore, a determinate condizioni, una quota di Certificati Verdi proporzionale all'energia prodotta.

2 commenti:

  1. Vabbè Franco,grazie per la lezione sul compostaggio,ma che ci vuoi dire?

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  2. ma dove li copi questi articoli?

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