mercoledì 24 giugno 2009

DAL GIORNALE.ITPalestrina Una signora si offre di pagare la carrozzina «negata»


A una settimana esatta dall’articolo apparso sul nostro quotidiano che denunciava come la Asl Rm G di Palestrina avesse negato l’autorizzazione a fornire una carrozzina a un malato terminale, F.T., «perché aveva già ricevuto un letto ortopedico provvisto di materasso antidecubito», arrivano le prime risposte. Ma contrariamente a quanto si possa pensare, a farsi carico di accogliere la richiesta dell’ausilio riabilitativo necessario per la deambulazione del disabile, non è l’azienda sanitaria. Che continua a essere sorda davanti alla quotidiana sofferenza del paziente, residente a Gallicano, affetto da emiplagia sinistra.Infatti, proprio il direttore generale della Rm G, a cui i familiari del malato hanno scritto una lettera lo scorso 6 giugno, a oggi non si è neanche degnato di motivare il diniego all’assegnazione della carrozzina, un presidio ortopedico essenziale per gli spostamenti intramoenia ed extramoenia del disabile. La buona notizia arriva invece da una cittadina romana, A.G., che, stanca di assistere alla cattiva gestione di una sanità pubblica sempre più silente, ha deciso di dare la sua disponibilità a noleggiare per un anno una carrozzina per l’invalido. Contattata dal Giornale la signora, residente ai Parioli, ha spiegato le ragioni del suo gesto di solidarietà: «Anche io ho vissuto un percorso di sofferenza - spiega la 67enne in pensione - che ho dovuto affrontare da sola. Le Asl si nascondono dietro la scusa che non hanno i fondi e stringono i cordoni della borsa per l’assistenza sanitaria in favore dei malati». E la pensionata rincara la dose, puntando il dito contro le istituzioni: «Il governatore Marrazzo tratta i malati come delle cose e non come delle persone». Commossa per la generosità di un privato, direttamente proporzionale al menefreghismo della Asl Rm G, la famiglia di F.T., di cui si fa portavoce Mirko, uno dei tre figli del paziente: «Ringrazio pubblicamente la signora e mi impegno a farlo di persona quanto prima - dice il ventiseienne -. Non capita tutti i giorni di trovare persone con un cuore così grande e che mettono a disposizione i risparmi di una vita per affittare una carrozzina per uno sconosciuto».

3 commenti:

  1. GRAZIE alla generosità della signora questa volta possiamo sentirci fieri di essere italiani!!!Altre volte invece.....

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  2. Caro Federico, ti invio la copia di un'articolo pubblicato sul "Giornale" di oggi che dimostra le 2 facce di una medaglia.
    L'articolo riguarda il direttore generale della Asl RmG, si proprio quella che ha non ha concesso la carrozzina al disabile, mentre spende e spande soldi pubblici in altro modo.
    «C’è una gestione “allegra” della Asl RmG, ed è quella del direttore generale Giovanni Di Pilla». L’accusa è stata lanciata ieri mattina da Massimiliano Maselli (Fi-Pdl), componente della commissione regionale sanità, nel corso di una conferenza stampa organizzata alla Pisana dal Pdl.
    «Risultano sprechi, consulenze e affitti inutili - sottolinea il consigliere -. Dal novembre del 2007 al maggio del 2008 il servizio del dipartimento di prevenzione che era presso l’ospedale di Tivoli è stato oggetto di trasloco per tre volte. Il direttore ha deciso di prendere in affitto alcuni locali a Tivoli, tenendo 16 persone in 25 metri quadri».
    «L’Asl - aggiunge Maselli - ha sottoscritto un contratto di affitto con Cargest, per alcuni locali all’interno dei mercati generali di Guidonia, per una cifra di 183 mila euro ogni anno. Come può la Asl controllare con terzietà i prodotti alimentari nei mercati generali quando poi c’è un rapporto tra locatario e locatore?. I proventi che arrivano dal dipartimento di prevenzione della Asl, poi - prosegue Maselli - devono essere destinati per legge alla riduzione degli infortuni sul lavoro. Invece sono destinati al pagamento dei contratti di locazione. Perché? Ultimo affitto è quello dello scorso maggio per 600mila euro ogni anno per un locale vicino all’ospedale di Tivoli».
    Maselli aggiunge che «la Asl Roma G ha sottoscritto un contratto di leasing per acquistare settanta autovetture Fiat Panda da dare agli ispettori dell’azienda sanitaria, con un costo di 350mila euro ogni anno. «Prima, con i rimborsi chilometrici - conclude Maselli - il costo era di 150mila euro l’anno. Abbiamo anche documentato, filmandoli, che gli ispettori usano queste Panda per usi impropri, tenendole l’intera giornata, andando ad esempio a fare la spesa e portandosele a casa alla fine del servizio. Il direttore generale ha dato un incarico di difesa legale a un avvocato del foro di Isernia, sua stessa città di nascita mentre ha a disposizione un proprio ufficio legale. Anche su questo chiederemo delle spiegazioni».
    Ecco, questa, è anche l'Asl Rmg!

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  3. Permessi auto disabili, uno scandalo. Seconda puntata. Dopo la denuncia dei vigili del Gpit, questa volta facciamo i numeri. Cinque anni fa, Claudio Puppo, presidente dell’Anglat, Associazione nazionale guida legislazione handicappati trasporti, denunciava: «A Roma i permessi per auto impropriamente utilizzati sono fra il 55 e il 60 per cento». Come dire, uno su due. Una piaga sociale. Che, come dice Antonio Guidi, delegato del sindaco Alemanno per le politiche dell’handicap, colpisce soprattutto i veri disabili. Gli autori del falso si trovano in tutte le categorie: commercianti, professionisti, persino tutori dell’ordine. Molti usano con disinvoltura il contrassegno altrui, magari di un parente deceduto. Parecchi accompagnatori, una volta «scaricato» il disabile, entrano tranquillamente per conto proprio nella Ztl col tagliando esposto (ed è proibito). Alcuni fotocopiano il permesso, altri lo «stampano», altri ancora lo «acquistano» al mercato nero, come il biglietto della partita di calcio.
    Quanti sono i disabili nella città di Roma? Un numero esatto non è possibile saperlo, ma la cifra si aggira sulle 60mila persone. E quanti sono invece i permessi rilasciati dal Comune? Qui possiamo dare cifre esatte, grazie alla preziosa collaborazione dell’Atac, l’azienda preposta al rilascio e anche al ritiro. Il numero di contrassegni attualmente validi rilasciati dal Comune è 57.745. A questi sono associate 141.742 targhe per la circolazione nelle Zone a Traffico Limitato. L’Atac poi annulla, a norma della delibera di giunta n 81/2007, tutti i contrassegni intestati a persone che risultano decedute. Nel 2008 ne sono stati annullati per questo motivo 5.219. La verifica, avverte l’Atac, viene fatta 2 volte l’anno. L’annullamento avviene a livello informatico. La delibera prevede che gli eredi debbano restituire il tagliando entro 30 giorni dalla data della morte.
    Ma nel 2008, dati Atac alla mano, di permessi ne sono stati restituiti per decesso del titolare 1.698. Molti familiari insomma se ne infischiano. Stesso trend nel periodo che va fra gennaio e maggio 2009: sono stati restituiti 782 permessi. Il ritmo è di 1.600 1.700 l’anno. E gli altri 3-4mila? E quelli dell’anno prima? Le maglie sono larghe, troppo. Il tempo - dai 5 ai 7 mesi - per la verifica del decesso, la restituzione che spesso non c’è, poi le denunce di smarrimento, le fotocopie. Morale: in tema di permessi chi può fa il suo comodo. E se le stime dell’Anglat sono attendibili, significa che a Roma almeno 30mila persone usano un contrassegno fasullo o senza titolo.
    Il risultato? Malgrado le targhe autorizzate siano il doppio dei disabili, spesso proprio per chi è affetto da handicap il posto alla fine non c’è. Desaparecido, dissolto. Come un miraggio nel deserto africano. Ecco il racconto di Osanna Brugnoli, da 32 anni in carrozzina in seguito a incidente stradale, presidente della onlus Anthai, già consulente del ministero della famiglia con il primo governo Berlusconi. «In via Santo Stefano Rotondo, - dice - nella strada adiacente all’ospedale San Giovanni ci sono una decina di posti invalidi. Ogni giorno occupati da tutti, meno che disabili. Medici, infermieri, chi lo sa. Per due anni sono andata tutti i giorni al San Giovanni per le cure e non ho mai trovato un posto libero. Ho sempre visto salire e scendere persone normodotate». Quello dei permessi falsi (o taroccati) è una piaga che penalizza soprattutto i veri disabili, rimarca anche Luca Pancalli, presidente dell’Anmic di Roma e del Comitato nazionale delle Paralimpiadi. «Diversifichiamo allora il colore dei contrassegni - propone -. In questo modo già a prima vista si potrebbero distinguere gli abusi dai possibili falsi».

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